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“Lasciami stare in pace”, “ Basta che c’è la pace”… Tutte espressioni che fanno parte del linguaggio comune e che potrebbero apparire come positive aspirazioni ad una realtà di vita da tutti auspicabile. In realtà, spesso, dietro questi stati d’animo, si maschera una delle più terribili cause della guerra, dell’oppressione, della violenza: l’indifferenza. L’uomo che aspira a restare con la “sua santa pace” è quasi sempre la causa di tutti i mali del mondo. Questa è una delle lezioni Don Lorenzo Milani:  i ragazzi non devono essere educati a starsene buoni ma piuttosto a trovare la forza di ribellarsi alle condizioni di ingiustizia in cui vivono.

Don Milani ha fatto in modo che i ragazzi potessero acquisire qualcosa di personale, di unico, una loro autonomia, una loro originalità senza adeguarsi passivamente al contesto. Lo sviluppo della capacità dell’individuo a resistere, a confrontarsi, a porsi con fiducia verso gli altri si basa sulla sicurezza personale, sulla consapevolezza delle proprie risorse. In “L’obbedienza non è più una virtù”, Don Lorenzo racconta del momento in cui i suoi studenti lessero le parole dei cappellani militari contro gli obiettori di coscienza: ” Ora, io sedevo davanti ai miei ragazzi nella mia duplice veste di maestro e di sacerdote e loro mi guardavano sdegnati e appassionati. Un sacerdote che ingiuria un carcerato ha sempre torto. Tanto più se ingiuria chi è in carcere per un ideale. Non avevo bisogno di far notare queste cose ai miei ragazzi. Le avevano già intuite. E avevano anche intuito che ero ormai impegnato a dar loro una lezione di vita. Dovevo ben insegnare come il cittadino reagisce all’ingiustizia. Come ha libertà di parola e di stampa. Come il cristiano reagisce anche al sacerdote e perfino al vescovo che erra. Come ognuno deve sentirsi responsabile di tutto. Su una parete della nostra scuola c’è scritto grande – I care -. E’ il motto intraducibile dei giovani americani migliori. –Me ne importa, mi sta a cuore-. E’ il contrario esatto del motto fascista – me ne frego-“.

Prendiamo in considerazione l’accordo del 9 gennaio sottoscritto dal ministro degli interni Minniti con le autorità della Libia. Questo accordo si colloca in continuità con quelli del 2008 e 2012 sottoscritti dai precedenti governi. Effettivamente quegli accordi fecero diminuire il numero degli sbarchi di migranti sulle cose italiane. Insomma, nella mentalità di molti nostri compatrioti, “stavamo con la nostra santa pace”. Ma la nostra apparente/sedicente tranquillità aveva il prezzo delle carceri-lager libiche ovvero di orrendi crimini commessi contro masse intere di diseredati uccisi, violentati, squartati per vendere gli organi, donne violentate, adolescenti fatti morire dentro container metallici posti sotto il sole e senza finestre. L’insegnamento di Don Lorenzo, che poi è di ispirazione evangelica, è che non è operatore di pace colui che non fa male a nessuno perché tanto non fa nulla. “E’ inutile avere le mani pulite se poi si tengono in tasca” (Lorenzo Milani, l’obbedienza non è più una virtù). L’abulica ignavia che scaturisce dall’indifferenza è uno dei mali più gravi che affligge il nostro tempo. Condizione che è accentuata dalla falsa coscienza tranquilla di chi crede di essere impegnato solo grazie ai “like” o per i “condividi” sui social. Dobbiamo educarci ed educare a non “starsene in pace”, nel senso che dobbiamo essere animati da quella sana inquietudine che consente, non solo di smascherare gli abusi, i torti, le ingiustizie, i diversi tipi di violenza che si presentano nelle più diverse forme, ma anche di AGIRE per il cambiamento.

La Scuola di Barbiana è stata una delle esperienze pedagogiche più significative del XX secolo, soprattutto per la sana inquietudine e la santa indignazione che riusciva a suscitare nei suoi studenti che erano tante piccole sentinelle che vigilavano sul mondo che li circondava. Raccontano le cronache che più di un intellettuale e tanti politici che salirono a Monte Giovi perché “faceva tendenza” andare a trovare i giovani alunni di Don Lorenzo, furono costretti a fare la discesa a rotta di collo, incalzati dalle domande dei ragazzi e smascherati nelle loro ipocrisie. Per comprendere gli effetti a lunga scadenza di quella “piccola” scuola, sarebbe interessante andare a vedere chi sono oggi quegli studenti. Potremmo prendere come riferimento Francuccio, uno dei più piccoli della scuola di allora. Francesco Gesualdi ha fondato e dirige ancora oggi il Centro per un Nuovo Modello di Sviluppo. “La Guida al consumo critico” è una delle pubblicazioni del CNMS più importanti e illuminanti per comprendere il mondo in cui viviamo oggi. Le ricerche “alternative” del gruppo di Gesualdi nel campo economico e sociale sono uno dei punti di riferimento per chiunque voglia capire e impegnarsi perché “un mondo nuovo è possibile”. Qual è l’orizzonte pedagogico della scuola “ufficiale” di oggi, italiana e anche estera, ce lo dicono le varie riforme: omologazione, massificazione, pensiero unico, asservimento silenzioso alle diverse forme di potere.

Torniamo a Barbiana, dunque, per riaffermare l’impegno politico e civile, per tornare efficacemente a NON STARE IN PACE.

 

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