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– Il Furibondo –

Tutto ciò che riguarda l’estetica urbana è bene comune e partecipa direttamente alla costruzione dell’identità di una comunità. Proprio per questo, ciò che arricchisce di più una comunità è la qualità dell’estetica e il progetto culturale che la sostiene, non la quantità di eventi messi in atto.

Registriamo con fiducia le intenzioni dell’attuale Amministrazione Comunale di Reggio Calabria: la differenza col passato e il tentativo di promuovere valori diversi sono evidenti. Registriamo anche, però, che le intenzioni sono spesso supportate da azioni che appaiono tutte slegate tra loro, assente una evidente progettualità culturale, quasi sempre qualitativamente discutibili e nel complesso davvero poco incisive. Il risultato  ha anche l’involontario effetto di esporre gli operatori (spesso volontari, talvolta promettenti) alle critiche legittime e fondate degli addetti ai lavori e di coloro che, per competenze, sono titolati a muovere sensate osservazioni.

Dalla richiesta via social di pensare il futuro uso per i Fortini di Pentimele fino al graffito di benvenuto al Porto, passando e ripassando per il Corso Garibaldi, pare che Reggio Calabria – anche a causa delle disastrose e disastranti gestioni del passato – debba farsi piacere tutto ciò che viene, solo perché viene, come accade presso ogni realtà interna, provinciale e di formazione coloniale. È possibile fare delle cose di grande qualità anche senza grossi denari, gli esempi positivi si inseguono per tutta la Penisola e in Europa e fuori d’Europa. Ogni mestiere è fatto di competenze, prima di buone intenzioni: nessuno si farebbe curare da un medico incompetente, seppure animato buona volontà. Eppure nell’ambito della cultura sembra che chiunque sia abilitato a dire e a fare, come se il lavoro culturale non fosse l’unico -e ribadiamo l’unico- che può davvero e decisamente cambiare il volto di un territorio, molto più di qualunque opera pubblica (che è sempre derivazione di un progettualità culturale e sociale).

La cultura è un lavoro serio e richiede un sapere a sé, intellettuale e artigianale. Ad un amministratore non si richiede di possedere queste competenze, ma di attivare strategie per rivolgersi, con gli opportuni e pubblici strumenti, a chi queste competenze ha maturato. Senza queste strategie, senza un progetto culturale chiaro e capace di raccogliere attorno a sé il meglio, qualunque operazione è destinata a confondersi nel provincialismo, con effetti qualitativamente scarsi. Senza questo processo ogni piccola cosa è destinata ad esaurirsi nel tempo di un post, nel successo di like che sono già vecchi al post successivo.

Ci sono città, anche piccole, che hanno completamente cambiato il proprio volto e ricostruito un’identità grazie alla street art, altre che l’hanno fatto grazie ad un particolare evento culturale, altre che l’hanno fatto grazie alla qualità di conservazione del proprio centro urbano e/o delle proprie periferie… Basta un semplice viaggio in qualunque città con una sola di queste caratteristiche per cogliere come a Reggio Calabria non si stia facendo nulla del genere. Purtroppo, ribadiamo, considerate le buone intenzioni. In questo modo ogni iniziativa rischia di essere autoreferenziale, di trovare spazio sui giornali, ma poco, molto poco nel cuore della città.

 

Cambiare è possibile, ma occorre mettere in atto ben altre dinamiche di progettualità culturale e, quindi, di estetica urbana. Se davvero è il momento di svoltare.

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