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Perché il fascismo è violenza è null’altro. È nato, è cresciuto, si è posto fuori da quello che si intende umanità.

Perché milioni di morti non li dimentico. Né quelli finiti a bastonate, né quelli mandati alla guerra, né quelli mandati al gas.

Perché non dimentico l’auto che prelevò Matteotti, i fascisti che l’ammazzarono, Mussolini che rivendicò il delitto.

Perché ricordo le armi chimiche che avvelenarono i bambini d’Etiopia.

Perché rammento la teoria per le razze inferiori, le fascistissime leggi che imposero l’odio, la delazione, l’onta, la perdita di ogni diritto, la deportazione.

Perché tengo a memoria la dittatura, il prezzo pagato da ogni persona libera. Tengo a memoria il rogo delle sedi di giornale, le fiamme nelle tipografie, lo sfascio delle biblioteche, i processi sommari, il confino, il carcere, le uccisioni.

Perché, qualunque cosa possa ricordare, ci sarà sempre un delitto a sfuggirci: sono troppi, grandi e quasi sconosciuti, seminati in un ventennio per ogni parte d’Italia. Rammento la violenza che si fa legge e la legge che tutela la violenza: so che è successo e non deve accadere più.

Perché vedo oggi i manganelli nelle università e alle frontiere: nei luoghi dove passa il sapere, dove l’umanità si muove, dove si agita il domani, dove cresce il cambiamento. Perché vedo i manganelli e seguo il filo rosso che lega l’oggi alle braccia tese a Piazza Venezia. I nonni di Piazza Venezia hanno lasciato troppi nipoti.

Perché il peggior partigiano è comunque meglio del miglior fascista. Leggere Calvino, aprire un libro di storia, andare sui monti, bere un bicchiere al tavolo di chi c’era, fermarsi un minuto nel silenzio di Monte Sole per impararlo per sempre.

Perché il contrario di fascista non è comunista, questo anche un fascista può capirlo. Perché Stalin non è l’alter ego di Mussolini. C’è differenza tra un criminale che perverte una dottrina e un criminale che fonda un movimento criminale.

Perché l’odio ha un colore. E il fascismo è nero come il più profondo baratro delle bassezze umane.

Perché il fascismo per assolvere se stesso non può attingere a nulla nella propria storia, può solo ricorrere ai crimini altrui. Perché una parte del mio sangue è scampata alle foibe, ma non prendo questo a pretesto per dire che un delitto pareggi altro delitto.

Perché il fascismo è pericoloso, vivo e morto, anche dentro a un cimitero. I morti sono forse uguali nell’aldilà; non lo sono nell’al di qua; davanti alla Storia siedono i giusti e i dannati; se pietà umana suscita la morte dei giovani di Salò, la pietà della Storia è per l’ignoranza, l’inganno, la violenza, la ributtante visione delle cose che li ha messi per sempre dalla parte sbagliata del mondo.

Perché qualcuno dei vecchi che ho conosciuto aveva stima per l’ordine e la disciplina. Grazie a loro ho imparato come si finisce imbrogliati, come le menzogne avvolgono, come il delirio si innesta, come la nostalgia di se stessi giovani può falsificare la storia. Anche i vecchi sbagliano, il passato è pieno di errori.

Perché quando penso Patria la penso libera, e di tutti.

Perché la Costituzione è divisiva: da una parte ci sono gli antifascisti, dall’altra il fascismo.

Perché Sandro Pertini rifiutò di stringere la mano al questore Marcello Guida: si può profondamente rappresentare le Istituzioni e restare, comunque, persone che conoscono la dignità.

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