accorinti-ultimtv

 

Chi giudica inopportuno il gesto di Renato Accorinti al G7 è un ignorante. Non sa nulla dell’attivismo pacifista, della sua storia, dell’impegno politico e civile. In un mondo in cui i leader della terra parlano di pace e stringono accordi miliardari per la vendita di armi belliche, il vero pacifismo è costantemente messo in un angolo, costretto a passare come antagonista e soggetto a denunce o a sberleffi. Da Capitini, a Dolci, a Lorenzo Milani la vicenda è saputa ed è la stessa: confinare, infangare, derubricare a folklore le azioni, gli interventi, le riflessioni fatti per sollevare le coscienze in nome della pace.

Il pacifismo ha strumenti spuntati, ma ha la forza del pensiero. Il gesto clamoroso e, appunto, pacifico è spesso l’unico possibile contro la violenza dell’informazione unica, dei media vincolati alla promozione e non al racconto dei summit politici. L’azione di Renato Accorinti si inserisce nel solco di una grande tradizione storica. Si deve ad Accorinti se, per un attimo, al G7 si è parlato di guerre e non solo di terrorismo. Ovvero: Accorinti ha centrato l’attenzione del mondo sulle cause e non sugli effetti.

Un politico medio, fosse anche un ministro, con la propria presenza ad una conferenza dei grandi non potrà aspirare a niente più che a qualche foto e stretta di mano. La storia si è fatta prima, ai tavoli segreti della finanza, il G7 serve solo da ratifica. Eppure bastano una maglietta e l’intraprendenza fuori protocollo per fermare l’ingranaggio. Un attimo solo, vero. Ma che attimo!

Non è una questione di outfit. È vero in sé che una tshirt, grazie alle scritte impresse, veicola un contenuto in più rispetto al completo di rappresentanza, ma qui si tratta di cogliere l’occasione per fare politica. Renato Accorinti l’ha fatta. Nell’unico modo che gli era consentito. In termini sportivi si parla di fuoriclasse. Fare la cosa più difficile e inaspettata e guadagnare la visibilità necessaria per porre la questione delle guerre scatenate e foraggiate dai paesi G7, delle armi, dell’economia che genera esclusi e fabbrica terroristi, degli accordi infami stretti per continuare a sfruttare il mondo terzo, quarto e quinto…

Il protocollo dei politicanti prevede sorrisi di ordinanza, strette di mani, cortigianeria, accordi che, a cascata, garantiscono soldi e bandi e progetti per aiutare i poveri e i diseredati e gli esclusi. Il protocollo del pacifista prevede di andare all’origine del male, della violenza e intaccarne la struttura, col pensiero e con la cultura e con l’azione. Questa si chiama Politica.

“Peace, not war”, ha gridato Accorinti e molti hanno pensato e scritto di lui: buffone, narcisista, inopportuno, folkloristico, vergognoso, illuso, scemo…

Certamente anche Golia ha pensato questo di Davide. Sappiamo com’è finita.

Intanto quel 26 maggio, a Taormina, eravamo in milioni in piedi sulla sedia a gridare: Peace, not war!

Grazie, Renato, di averlo riferito al mondo a nome di tutti.

3 Commenti

  1. Ma dico?! Grazie di che? Non ha fatto nulla di importante, magari fosse riuscito ad avere un colloquio….neanche quello!!..ha gridato no war!! In un momento in cui forse era meglio gridare no inquinamento della terra….non è riuscito a far capire si nostri giornalisti Rai che Taormina è provincia di Messina e non di Catania, insomma avrebbe potuto fare molto, invece è stato soltanto un emerito “nessuno”?!!!!!

    • Concordo molto con quello che ha scritto Saverio Pazzano: in una situazione in cui i mezzi di comunicazione di massa sono tutti o silenti o appoggiano i padroni del mondo, ed alle persone che vogliono manifestare per la pace viene spesso dato il foglio di via, i gesti di Renato (non solo questo ma anche quello di tempo fa sull’alzabandiera) sono fondamentali per far vedere che c’è un mondo diverso che non accetta le posizioni dei cosiddetti potenti della terra che sono, in realtà, dei manichini in mano alle circa 200 multinazionali che posseggono il mondo. Ci vogliono non uno ma 100/1000/10.000/100.000 Renati. Spero che altri lo imitino e non siano d’accordo con il commento stupido di Antonino Cama.

  2. Uno che non riesce a mettere d’accordo assessori (da lui nominati) ed esperti vari (anche loro da lui nominati) che scappano a frotte (ne ha cambiato una quarantina in quattro anni) pensa di mettere d’accordo il mondo intero su pace, inquinamento, immigrazione, povertà gridando al vento (non l’ha sentito quasi nessuno): Trump, peace not war?

Rispondi a Michele Cancella la risposta

Please enter your comment!
Please enter your name here