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Non vediamo perché si debba chiamarlo “neofascismo”, come se ci fosse stata una fine e, poi, un ritorno. Il fascismo non è mai finito: non è morto con Mussolini, non si è spento con gli ultimi miasmi di Salò. Non si parla di “neomafie”, ma di come la mafia si adatta al mondo che cambia. Questa stessa cosa accade col fascismo in Italia: si adatta ai cambiamenti sociali, li permea e li infetta, ininterrottamente dal 1921 ad oggi. Il regime fascista, questo sì bello e finito, non è stato che una delle manifestazioni possibili del fascismo. Un’epifania del fascismo, il suo apice: ma non il suo inizio, né il suo termine. È Mussolini stesso a sancire che il fascismo non è lui, neanche il suo partito, ma che lui si è limitato a “trarlo fuori dagli italiani”. Ci aveva pensato già Piero Gobetti a dirlo, prima che le botte fasciste lo ammazzassero: “ Il fascismo è l’autobiografia della nazione”. Continua ad esserlo. Dopo la Liberazione alti rappresentanti del fascismo e sostenitori littori restarono nelle questure, nei tribunali, in Parlamento, nelle scuole, nelle università, negli ospedali… Furono dei reduci della Repubblica di Salò a fondare il Movimento Sociale Italiano nel 1946. Ancora nel 1973 Sandro Pertini, allora Presidente della Camera, ricorda, intervistato da Oriana Fallaci, di essersi rifiutato di dare la mano a Marcello Guida, al tempo questore di Milano. Siamo a circa trent’anni dalla fine ufficiale del fascismo: il questore Marcello Guida era stato col fascismo direttore, egli stesso al tempo convintamente fascista, della colonia di Ventotene. Pertini dichiarò nell’intervista di aver rifiutato l’incontro con Guida non per Ventotene, ma perché su Guida “gravava, grava, l’ombra della morte di Pinelli. E a me basta che Pinelli sia morto in quel modo misterioso quando Guida era questore di Milano perché mi rifiuti di accettare gli ossequi di Guida”. Il fatto è legato alla data del 12 dicembre 1969, ossia alla strage di Piazza Fontana. Oggi sappiamo che la strage è legata all’eversione fascista. Sappiamo la stessa cosa relativamente a molti fatti di sangue, a stragi realizzate e mancate, a colpi di stato tentati e saltati, anche in accordo con la ‘ndrangheta. Lo sappiamo con la verità della storia, anche se non con la verità giudiziaria, per la prescrizione dei reati o per i depistaggi manifesti avvenuti con la collaborazione di apparati marci e fascisti  delle Istituzioni.

Gli anni ‘70 e ’80 sono tutti puntellati da eventi legati al fascismo. Ricordiamo anche Terza Posizione ( il simbolo del movimento è bello tatuato sulla tempia dell’ex candidato della Lega Luca Traini), il movimento fascista eversivo rimasto attivo dal 1978 al 1982. Uno dei suoi fondatori, Roberto Fiore è attualmente il leader di Forza Nuova. Non c’è bisogno di dire a quali saldi valori italici – di quale parte della storia italiana- si ispiri Casa Pound.

Chi vorrà fare un veloce cammino per la storia dagli anni ’20 ad oggi vedrà che il fascismo non è morto. È stato messo ai margini, limitato, controllato dalla Costituzione e dalla democrazia. È terminato il regime fascista! Ma il fascismo, quella ideologia fetida e violenta, ispirata e nutrita dall’odio, torna accresciuta dalle frustrazioni e dall’acuirsi del disagio sociale. È stato sempre presente. Un cancro che, si era creduto, potesse essere annientato dalla radioterapia della Costituzione. Le metastasi si sono invece diffuse, nella colpevole ignoranza del Parlamento, per tutto il Paese.

Davanti a tutto questo il fascismo pratica la tecnica ben conosciuta e ben applicata da tutte le organizzazioni criminali: chiagni e fotti. Piangi e fotti. Fai la vittima, il perseguitato, dissimula, fingiti messo all’angolo dall’odio. E intanto semina violenza, corrompi, infetta. Piangi, dici che sono i neri il problema e, intanto, abbatti l’architrave della democrazia, dell’Italia, dell’Europa.

Cresce il fascismo, utilizza i social, ha spazio in televisione. Lo difendono i cretini veri, quelli che “ e le foibe? e la Boldrini? e i comunisti radical chic?”, quelli che anche a spiegarglielo ben bene non possono capire: colpa delle scuole elementari e della natura -lei sì- boia. Lo difendono i cretini finti, quelli pericolosi, quelli che fingono di non vederlo, ma agitano il disprezzo per i diversi, per la Costituzione.

Il fascismo non è mai finito. C’è un ininterrotto e marcio trapasso nozioni che va da personaggi come Junio Valerio Borghese ai più infimi rappresentanti dei contemporanei movimenti di ispirazione fascista. C’è, oltre a questi movimenti, un fascismo polverizzato in partiti che, fino a poco tempo fa, avremmo potuto dire solo legittimamente di destra. Sempre più il fascismo è autobiografia della nazione.

Con l’alibi della libera opinione e con l’inveterata tecnica del “chiagni e fotti” popolano le strade, i social, i salotti televisivi. Dice il Ministro Minniti che il fascismo è morto. Ha detto pure di aver visto “ Traini all’orizzonte”. Deve essergli sfuggito quel simbolo di Terza Posizione tatuato sulla tempia. Forse era troppo lontano l’orizzonte. Forse deve essergli apparso solo un richiamo, inconsapevolmente vintage, di un ignorante. Sono tutti ignoranti i fascisti: ignorano la storia, ne replicano ininterrottamente gli errori più schifosi.

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