Caro Pipetta,

non sai con quanta amarezza nel cuore ho preso la penna per scriverti ancora. Sono passati quasi settant’anni da quella volta che, due anni dopo le elezioni del 18 aprile 1948, ti scrissi “Ora che il ricco t’ha vinto col mio aiuto mi tocca dirti che hai ragione, mi tocca scendere accanto a te a combattere il ricco” (Don Lorenzo Milani, Lettere). Quante sofferenze mi procurarono quelle parole (e tante altre che scrissi negli anni a venire…). L’esilio, l’isolamento da parte di quella Chiesa che ho amato sempre, infinitamente, come si può amare solo una madre. Ho sopportato anche un processo penale e una condanna che non fu mai eseguita perché nel frattempo ero già passato davanti all’unico vero Giudice, quello della Misericordia. Mi accusavano di essere comunista ma ciò che mi spingeva era la fede nel Vangelo di Cristo e la nostra Costituzione repubblicana. Pensa che solo lo scorso anno papa Francesco mi ha riabilitato perché la scelta preferenziale per i poveri è dovere primario di ogni cristiano. Che ne è stato di te in questi settant’anni? Indubbiamente in Occidente, grazie alla presenza di una forte Sinistra, hai potuto studiare e laurearti, curarti gratuitamente, e lavorare senza essere troppo vessato dai tuoi padroni. Ma sei riuscito a “varcare il cancello del potere”? Si sono ristabiliti per sempre i tuoi diritti? Sono state combattute e vinte tutte le diseguaglianze? E’ stata vinta la povertà? Quello che continuo ad avere sotto gli occhi è un mondo in cui i ricchi e il mondo della finanza opprimono te, violentano il Pianeta avvelenandone l’acqua, la terra e il cielo, l’1% dei ricchi possiede il 40 % della ricchezza mondiale (in Italia lo stipendio di un top manager è 243 volte più alto di quello di un impiegato medio. Il mondo del lavoro è stato frammentato e diviso per poterlo sfruttare ancora meglio e tenerlo sottomesso), 1/5 della popolazione mondiale consuma i 4/5 delle risorse, le immense ricchezze dell’Africa sono interamente sfruttate dai paesi e dalle multinazionali occidentali (mentre sono ormai decine e decine di migliaia i migranti annegati nel Mediterraneo, scappati dalla miseria e dalla guerra, in attesa che qualcuno li “aiuti a casa loro”), ci sono 67 conflitti in corso (più o meno dimenticati!) sparsi in tutti i continenti, la disuguaglianza e la violenza di genere continuano ad essere un male mondiale apparentemente incurabile. Potrei proseguire nell’elencazione delle stazioni della Via Crucis percorse da un’umanità dolorante. Ma in questo dramma quotidiano, chi è rimasto accanto a te, caro Pipetta? Chi sostiene la tua lotta legittima per un mondo migliore? Sembra che, oggi più che mai, più di quando ti scrissi 68 anni fa, ci sia bisogno di Sinistra (che ha sempre avuto il progetto di combattere tutte le diseguaglianze) e invece essa attraversa una crisi epocale e in Italia si è addirittura polverizzata. Cosa si nasconde dietro questo paradosso, dietro questa contraddizione? Vedi Pipetta, la coscienza della propria oppressione (condizione necessaria per intraprendere un cammino di liberazione) non si forma solo attraverso l’esperienza della propria condizione, ma anche attraverso le esperienze di lotta. A questo servono quelle organizzazioni (i partiti di sinistra) che dovrebbero essere dalla tua parte con un chiaro progetto, frutto di elaborazione sistematica e politica. Ma quando queste organizzazioni non sono più capaci di riconoscere le contraddizioni presenti in un mondo che cambia, fanno diventare come propri riferimenti le categorie ideologiche della classe dominante e si sottomettono alla loro egemonia culturale. Ecco che gli oppressi perdono definitivamente ogni possibilità di acquistare consapevolezza della loro oppressione e quindi impegnarsi nel proprio riscatto. L’inizio della fine è quando gli oppressi fanno diventare come propria la visione del mondo degli oppressori, fino a sostenerli e rafforzarli nella loro posizione di dominio addirittura con il voto. Ricordi Pipetta? Alla fine di quella mia lettera ti scrivevo “Ma il giorno che avremo sfondata insieme la cancellata di qualche parco, installata insieme la casa dei poveri nella reggia del ricco, ricordatene Pipetta, non ti fidar di me, quel giorno ti tradirò. Quel giorno io non resterò là con te. Io tornerò nella tua casuccia piovosa e puzzolente a pregare per te davanti al mio Signore crocifisso. Quando tu non avrai più fame né sete, ricordatene Pipetta, quel giorno io ti tradirò(…)”. Quanto mi ero illuso…Avevo creduto e sperato che un mondo più giusto fosse davvero imminente. Molti altri ti hanno tradito da allora. Io non l’ho fatto e non posso ancora farlo. Anzi devo continuare ad accompagnarti. Specie dopo queste ultime elezioni del 4 marzo 2018. Dobbiamo continuare a lottare, caro Pipetta, sapendo che le difficoltà sono aumentate anziché diminuire e che i nostri compagni di strada si sono davvero ridotti, anzi moltissimi sono passati dall’altra parte della barricata. Ma questo può bastare per farci arrendere? La disperazione non ci appartiene. Troveremo gli strumenti per avere ragione di questo mondo ingiusto. Il lavoro da fare è tanto, molte sono le cose che dobbiamo imparare e scoprire di nuovo. Ma tu fidati, anche se molti ti hanno tradito, io non lo farò, quel tempo non è ancora giunto.

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