Sindaco Falcomatà,

apprendiamo con estremo piacere la sua volontà di “aprire” il porto di Reggio Calabria, un gesto importante in questi tempi bui. Tempi bui inaugurati anni fa dalla legge Turco-Napolitano, aggravati dall’attuale legge Bossi-Fini e ratificati dal recente Decreto Minniti. Non si nasce clandestini, ma lo si diventa in ragione di queste leggi inique appoggiate (e in parte progettate) anche dalla sua parte politica. Siamo contenti che Lei abbia maturato una sensibilità politica alternativa in tal senso, che, seppur ragionevole ora che il suo partito si trova all’opposizione del Governo, è apprezzabile.

A Reggio Calabria il porto è stato aperto sempre, con un modello di accoglienza che è stato riconosciuto e premiato in tutta Italia e che certamente Lei avrà potuto verificare la volta in cui è stato presente al porto, in occasione dello sbarco della nave Prudence, quando c’era a bordo lo scrittore Erri De Luca.

Bene, quel lavoro attento e umano è svolto in gran parte da volontari, quasi sempre gli stessi che si occupano, per le strade della città, dei senzatetto e di tutti gli impoveriti che non possono disporre di una mensa né di un ricovero comunali.

Oggi crediamo necessario che la città solidale riparta insieme, forti di questa sua sensibilità. Per l’accoglienza c’è tanto da fare.

Ad oggi il le famiglie che hanno accolto i Minori Stranieri Non Accompagnati non dispongono di alcun sussidio che invece spetterebbe loro per legge. Il Comune di Reggio Calabria non si è ancora dotato di un regolamento in tal senso o l’Assessorato ai Servizi Sociali si è dimenticato di comunicare le procedure alle famiglie? Queste famiglie, pochi mesi fa, hanno rivoluzionato le proprie esistenze in nome di una vera e vissuta Accoglienza. Mesi fa l’Amministrazione Comunale avrebbe potuto condividere con la città questo successo di civiltà, ma forse altri impegni l’hanno impedito. Sono anche questi i porti che vanno aperti e sarebbero rimasti chiusi senza il gratuito lavoro di cittadini e associazioni. Sono questi i porti che possono costruire un immaginario diverso di civiltà in questa città. Forse ha perso un’occasione importante.  Ma guardiamo avanti!

La stessa accoglienza di minori e maggiorenni (stranieri e non) che vivono in strada è tutta affidata ai volontari, che, del tutto gratuitamente, provvedono ad ogni cosa. Dalle cure mediche ai pasti, dalle docce alle più spicciole incombenze. Non esiste un sistema di servizi che consenta davvero di aiutare gli ultimi in città. Siano essi italiani o stranieri.

La “ Stella Cometa”, il ricovero per senzatetto in un bene confiscato e che non era uno slogan, risulta chiuso. La temporanea accoglienza ai Ricoveri Riuniti è insufficiente.

Pochi esempi per dire che bisogna contrastare il populismo di Salvini, ma occorre farlo con concrete politiche di svolta. Insomma, aprire i porti sì. Ci mancherebbe! Ma soprattutto e prima aprire a un costruttivo dibattito e  ad un confronto per costruire reali e duraturi percorsi di inclusione. Altrimenti è solo la retorica xenofoba contro la retorica umanitaria. Chi vincerà lo stabilirà lo share.

Costruiamo e partecipiamo in questa città, finalmente,  veri percorsi di umanità. Veri. E’ adesso il tempo, o mai più.

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