Questa è la storia della Passione all’anno 2019, chi la vuole ascoltare ascolti. C’è un uomo che entra in paese a dorso d’asino. Il paese è deserto, l’asino è un animale buono, l’uomo è un povero cristo. I poveri cristi hanno idee grandi e cuore più grande ancora. Un uomo così, che entra con un animale così in un paese così, non passa inosservato. Lo vedono, lo acclamano. La folla lo dice profeta perché parla in favore dell’umanità e dell’accoglienza. Il paese fiorisce, non è Giudea, ma un piccolo angolo della Calabria. L’asino cammina tra i vicoli stretti del borgo, le case non sono più vuote, un popolo vecchio e nuovo (perché il popolo è sempre vecchio e nuovo) torna alle chiacchiere nelle piazze, ai canti in bottega, alla vita.

Il paese che è tornato a fiorire è un simbolo, i simboli danno fastidio. L’uomo che è entrato in paese a dorso d’asino e acclamato dalla folla, adesso è un sobillatore politico. Dentro la folla c’erano i farisei, i farisei stanno sempre in mezzo alla folla. Arrivano nuovi farisei e portano con scrupolo leggi e norme e codici. I farisei di mestiere amano le forme vuote, le ergono a diritto, imbiancano sepolcri. L’uomo che è un povero cristo è mal visto dal Sinedrio. Il capo del Sinedrio è Caifa e ha già pronta la sentenza: l’uomo che è un povero cristo vale meno di zero, la sua profezia è una burla, la sua idea di umanità opposta alla linea del nuovo Sinedrio, il suo paese una truffa e l’asino ne è la prova. La sentenza emessa da Caifa non può essere eseguita senza il consenso dei romani che hanno il loro Procuratore. Il Procuratore è Pilato e promette di ascoltare con obiettività e di raccogliere i fatti. I farisei più zelanti esultano al lavoro di Pilato, i farisei più farisei (quelli che non dicono mai di essere farisei) consigliano di aspettare i tempi del Procuratore e che l’uomo che è entrato in paese a dorso d’asino deve essere giudicato e basta, perché questa è la giustizia e chi lo difende è uno sciocco. I farisei più farisei raccontano l’accaduto apparentemente senza prendere posizione e quindi stanno con Caifa e con Pilato, sempre e comunque.

L’uomo che è un povero cristo va a essere processato. Al processo, sotto inchiesta, ci sono: l’uomo che è un povero cristo, l’asino e il paese che era un deserto e adesso è fiorito. Caifa non può accettare che un povero cristo che difende l’umanità e l’accoglienza e che è entrato a dorso d’asino abbia fatto fiorire un paese. Caifa fa sapere che, se il processo andrà avanti, si costituirà in difesa del Sinedrio contro l’uomo che è un povero cristo. Pilato se ne lava le mani: “ I fatti sono questi”, dice e c’è poco da fare. In ogni epoca, da ogni parte, quando Pilato se ne lava le mani sta sempre con Caifa. I farisei e i farisei più farisei si stracciano le vesti: chi critica Pilato è un nemico della giustizia, un sobillatore e, se va bene, solo un cretino.

L’uomo che è un povero cristo e che è entrato in paese a dorso di mulo adesso non ha più un mulo né più un paese. Qualcuno dice: non sono più i tempi in cui Pilato si presenta alla folla a chiedere Chi volete libero, il povero cristo o Barabba? I farisei dicono così: non sono più i tempi.

Bisognerà aspettare, ma la profezia è facile. Tra qualche mese, quando in paese si tratterà di votare tra l’umanità e il suo contrario, sapremo che Caifa e Pilato e la folla avranno lasciato libero Barabba.

 

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