Il Mediterraneo è mare vostro.
Sotto al barcone lo senti,
un mare che ha perso la rotta,
una corrente che non sa più migrare.

Il Mediterraneo vi fa da tappeto,
per nascondere il catarro delle industrie,
cumulo nembi di tempeste radioattive
sotto il pelo dell’acqua.

Il Mediterraneo vi ha dimenticati,
come voi dimenticaste il migrare:
siete rondini che non sanno volare.
Come rondini invidiose
rigettate chi questo svernare
non ha dimenticato.

Il Mediterraneo è vostro tappeto,
sotto cui nascondete
l’infamia delle espulsioni,
il conto dei naufragi.
Noi corriamo questo mare
che vi ha dimenticati.

Veniamo ad asciugarvi le bave,
a mettere flebo alle vostre vecchiaie,
a reggere il peso dei vostri figli,
a raccogliere i vostri frutti.

Veniamo come rondini
che ancora sanno l’estate
e l’inverno.
Conosciamo le stagioni
come la vita,
abbiamo la forza del seme sotto la neve,
l’ostinazione del seme
che aspetta primavera.

Conosciamo le stagioni,
e le aspettiamo al cambio,
vediamo l’inverno nei vostri occhi.
E sappiamo che non lo reggerete.

Veniamo come balie
per il vostro tempo,
apparecchiamo cosce
per i vostri amplessi,
inarchiamo schiene
per i vostri pesi,
apriamo strade
per i vostri passi.

Noi siamo le nocche del Mediterraneo,
che bussa alle vostre porte,
l’onda del mare che vi chiede accoglienza.

Noi siamo le gambe del Mediterraneo
che cammina fino alle vostre case,
per ricordarvi che foste rondini
e avete trasformato
la nostalgia del volo
in odio.

Noi siamo il mare vostro,
il Mediterraneo al cambio stagione,
alla rabbia d’inverno.
Per voi che non sapete più nuotare.

( Stretto, Mediterraneo, 2010)

 

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