di Dario Nunnari –
Non ce ne voglia Calvino se abbiamo distorto il titolo di una delle sue opere più intense, non c’è intento parodico, né, manco a dirlo, competitivo.
Le città invisibili, un progetto unitario e multiforme inserito in una visione organica di letteratura, impegno e rappresentazione della realtà, traggono dalla dimensione della memoria, dall’emozione e dal gusto della narrazione la sostanza della loro intima fusione tra immaginazione e realtà, e si manifestano, una nessuna e centomila, in sguardi, odori, prospettive, colori, tutti filtrati, metabolizzati e suscettibili di ulteriori raffinazioni dettate dalla sensibilità del lettore.
Affascinati umili lettori proponiamo le nostre suggestioni, tra scorci visibili, miserie sensibili, atmosfere vicine e lontane, profili di città abbozzati che trovano la loro riconoscibilità nell’astrattezza dell’impressione.
Luoghi in cui il confine tra bello e brutto, più che esteticamente relativo, diviene labile e confuso in corto circuito costante e irrisolto con bisogni di affermazione sociale male veicolati e modelli culturali d’importazione, con incapacità di progettazione e controllo e regole talmente rigorose ed esigenti da divenire inconsistenti.
Tra responsabilità che rimbalzano senza sosta seguendo il criterio infallibile dell’arbitrio città e luoghi geografici si fondono dunque in imprevedibili alchimie con necessità antropiche e vocazioni del territorio, capricci individuali e frenesie collettive, portando visibili i segni della miopia di chi recide radici e innalza monumenti ad alberi secchi, di chi restaura il passato per occultare quello che non c’è più e il suo ricordo insieme, di chi attribuisce alla Natura e alla Storia le colpe generate da vizi e passioni tutte umane.
Nessuna pretesa quindi, se non l’auspicabile speranza di sollecitare ulteriori riflessioni in coloro che leggeranno, e che desidereranno esprimersi nelle forme e nei modi congeniali, attraverso il potere evocativo della parola, la seduzione dell’immagine, la provocazione dell’ironia, la caparbietà dell’argomentazione.
Buona lettura.