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di Angela Galasso  e Pietro Barabino-

Contadino, scrittore, filosofo, pioniere dell’agro-ecologia ed esperto nella lotta contro la desertificazione, francese, di origine algerina, Pierre Rabhi da 30 anni legge e descrive le contraddizioni e le conseguenze di una società che sembra aver dimenticato, di certo ignora, il ruolo della terra ed il nesso con l’abitarla da parte dell’essere umano. Pierre Rabhi lavora per proporre un progetto di società ecologica ed umanista. Il suo primo libro tradotto in italiano è stato “Manifesto per la terra e per l’uomo”, l’ultimo “Parole di terra”. Pierre Rabhi di terra sa (nel senso che ne è permeato, ne ha quasi l’odore) e ne sa, e come tutte le persone che hanno un rapporto intimistico, quasi ancestrale con la terra, sa molto anche di esseri umani.“Il processo attuale e globale di urbanizzazione non può durare. Il 60% della biodiversità è già sparito e la problematica della sopravvivenza biologica degli uomini si pone oggi in termini estremamente gravi,siva verso un abisso, verso un disastro” racconta Pierre Rabhi.

“Le frontiere non hanno più significato per noi, non vogliamo essere prigionieri di una problematica che sia nazionale. La questione che si pone oggi in maniera molto forte: l’essere umano ha bisogno della natura? Si. La natura ha bisogno dell’essere umano? No.Se non abbiamo compreso ciò, non abbiamo capito niente. Dunque, continuare a lottare contro la natura, a distruggerla, vuol dire continuare a distruggere noi stessi”. Pierre Rabhi è il fondatore del Movimento Colibris, che ha l’ambizione di essere un acceleratore di transizione, facendo leva sulla capacità di ciascuno di cambiare ed incarnare il cambiamento in esperienze concrete e collettive.

 

Il suo scopo è quello di favorire la nascita e la realizzazione di nuovi modelli di società basati sull’autonomia, l’ecologia e l’umanesimo. E’ il suo modo di fare politica, la politica della vita e non del denaro, offrendo uno spazio di espressione alla società civile. Tutto questo, tuttavia, è in forte contraddizione con un sistema che sostiene “sempre di più, sempre di più, sempre di più, …”, e questa manipolazione, in qualche maniera, porta l’essere umano verso l’insoddisfazione. Al posto di dire “Ma tu hai da mangiare, tu sei ben vestito, tu hai un tetto sulla tua testa, ti puoi curare, tu hai quello che serve”, beh no, si dice “Tu non hai, Tu non hai, Tu non hai”. Ma come, non hai questo? Non hai quello?… “E invece di ricercare le relazioni con le persone, l’essere umano spinge del carrelli, per consumare”. Le persone sono diventate esclusivamente consumatori, consumatori indispensabili per la macchina pseudo-economica,“ma non è una macchina economica, è una macchina di predazione e di accaparramento di risorse per una minoranza umana. Dunque, è una manipolazione dell’essere umano, e l’essere umano si sente sempre mancante, tutto il tempo mancante, mancano, manca. Per questo assistiamo a società molto ricche, in cui la felicità interiore, cioè la gioia interiore, è la più rara e si fa ricorso ad una sorta di felicità artificiale che ci restituisca l’impressione di essere felici. L’essere umano non ha bisogno di questo per essere felice, perché sia felice naturalmente e non mediato”.Questo sistema alleva anche bambini destinati ad essere infelici. “Ad esempio, se educhiamo i bambini alla competizione e non alla cooperazione, l’effetto sarà che invece di avere un adulto cooperatore avremo un adulto competitivo. Nell’educazione che vorrei dovrebbe esserci il rapporto complementare femminile-maschile, ragazze e ragazzi, complementarietà; la cooperazione e non la competizione; l’educazione fin da piccoli alla natura, dicendo che loro stessi sono la natura e dunque preparandoli ad avere questa consapevolezza della vita in un modo globale, nella giustizia e nella benevolenza. Altrimenti li si educa ad essere, in definitiva, infelici. Ci vorrebbe un’educazione che dia al bambino un sentimento che non lo faccia sentire solo, in cui l’altro non è solamente un rivale ma un complemento, in cui ci si incita e si progredisce vicendevolmente”.Si tratta di preparare i bambini ed i giovani ad avere, davvero, gli strumenti per la propria realizzazione, altrimenti si rimane in un sistema che affermiamo essere un sistema “liberante”, ma in realtà non è liberante proprio per nulla. Non è un percorso libero, è un percorso in cui l’essere umano è canalizzato/indirizzato da un sistema, per essere al servizio di un sistema. “Un percorso così noi l’abbiamo rifiutato. E’ una teoria, è perché quando io mi sono trovato a lavorare a Parigi, mi si chiedeva di donare tutta la mia vita in cambio di un salario. Beh, la mia vita vale più di un salario, ed è il fondamento della mia rivolta, io non posso accettare di donare tutta la mia vita in cambio di un salario”.Pierre Rabhi ha anche scritto un libro sulla sobrietà “La sobrietà felice”, per dire che bisogna ripartire da un sistema di sobrietà, attraverso la sobrietà arriviamo a liberarci del superfluo, perché è troppo superfluo e “i cestini degli occidentali sono pieni e dall’altro latole mamme non possono nutrire i propri bambini”. Contraddizioni e assurdità. L’assurdità della crescita senza limite su un pianeta limitato. Per contro, oggi c’è molta attenzione nei confronti del tema dell’innovazione, anche in senso sociale ed ambientale, perché in questo senso la società civile fa davvero molto. Ciò che emerge in maniera forte è una politica che tenta di agire ma incapace di preparare il cambiamento, perché agisce nel cammino convenzionale, senza mettere in discussione il modello di riferimento, anzi bisogna assolutamente che il modello rimanga, intatto ed inattaccabile, un dogma, un precetto, un credo assoluto. Mentre la società in alcuni casi è molto avanti. “Vi è tantissima innovazione nella società civile. Io credo che la società civile sia divenuto un laboratorio che prepara al meglio l’avvenire, e se la politica parte dal principio che c’è la politica ordinaria (la crescita, l’economia, ecc.) sappia che la nostra è un’altra politica: l’essere umano e la natura, e a partire dall’essere umano e dalla natura facciamo politica e organizziamo il mondo sulla base di queste esigenze.Bisogna che l’essere umano sia felice, bisogna che la natura sia rispettata, per noi questa è la politica necessaria ed ecco che così facciamo politica. Moltissime persone cercano di lavorare per cambiare la società, quindi speriamo di avere la possibilità di vedere politiche così intelligenti da appoggiare le iniziative di cambiamento. Questo si, sarebbe interessante…”.

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