di Pietro Barabino –

“Basta repressione” è il grido che accompagna la marcia dei giovani venditori ambulanti senegalesi da anni nel mirino delle forze dell’ordine e della propaganda securitaria di politici in cerca di visibilità e sempre a caccia di capri espiatori da dare in pasto ai propri elettori.

Gli ambulanti chiedono di poter uscire dalla clandestinità per poter cercare un lavoro regolare e vivere dignitosamente. Prima ancora di chiedere uno spazio dove vendere merce regolare, si battono per ottenere l’attenuazione della repressione, l’interruzione immediata degli “inutili e pericolosi blitz” delle forze dell’ordine che mettono a rischio la loro vita (sono all’ordine del giorno incidenti e contusioni). “Non è necessaria questa ferocia – spiega in perfetto italiano un giovane laureato di Dakar, che a Genova si trova a vendere occhiali da sole – sono sufficienti due persone che ci facciano l’eventuale sanzione come succedeva prima”.

Anche gli stessi poliziotti chiamati a reprimere, per voce del Segretario Provinciale della Silp Cgil Polizia Roberto Traverso, non ne possono più e manifestano il loro disappunto rispetto a sterili politiche repressive che “tolgono risorse alle attività investigative di prevenzione” per accanirsi “mediaticamente” sui più deboli.

Del resto la legislazione in materia di immigrazione non agevola i percorsi di regolarizzazione di chi si trova contro la propria volontà senza un permesso di soggiorno.

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