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di Giovanni Gaiera e Valentino Scordino –  

 

Porto Alegre è finalmente arrivato in Vaticano! Ci sono voluti quindici anni e tante crisi, ma alla fine il Vescovo di Roma “venuto dalla fine del mondo”, gli ha spalancato le porte e ne ha rilanciato e amplificato la voce. Una grazia insperata. Il comunismo dell’amore (L. Boff). Il Papa ha fatto un discorso di quasi un’ora, in spagnolo, e sembrava di ascoltare parole dalle montagne del Chiapas per densità dei contenuti ed efficacia comunicativa, pur se letto e chiosato a braccio con un tono di voce basso e un po’ affaticato. Lo abbiamo ascoltato come se fossimo seduti lungo il lago di Tiberiade. Durante il discorso del Papa, ci è sembrato che il palco si popolasse di tante altre persone, che si sedevano a terra davanti ai delegati dell’incontro dei Movimenti Popolari. E tra loro ci è sembrato di vedere Papa Giovanni, Lorenzo Milani, Ernesto Balducci, Davide Turoldo, Paulo Freire, Danilo Dolci, Giorgio La Pira, Primo Mazzolari con Umberto Vivarelli, Tonino Bello, Helder Camara, Oscar Romero con Rutilio Grande, Ignacio Ellacuria e gli altri gesuiti dell’UCA con lui decapitati, Marianella Garcia, Chico Mendes…E Carlo Maria Martini, Pino Puglisi e Beppe Diana…e migliaia di contadini, pescatori, operai, raccoglitori, ragazze madri, disoccupati, senza dimora, prostitute, ladri per fame…il meglio dell’umanità e il sogno della Chiesa , del “discorso alla luna” e della rivoluzione, finalmente riconosciuta, del Concilio Vaticano II. Si parla della Chiesa che si fa compagna di strada e voce dei poveri e delle loro legittime istanze! Una Chiesa che si fa interrogare e travolgere dai poveri. Un vero Pontefice (costruttore di ponti). E i ponti di cui si parla, non sono certo quelli sullo stretto di Messina, ma tra il primo mondo, opulento e consumatore, e le legittime richiesta di giustizia sociale che provengono dal mondo dei diseredati e dagli impoveriti della Terra. Le iniziative di questo Pontefice rappresentano una frattura con il precedente Magistero della Chiesa? Si domanda padre Bartolomeo Sorge su Aggiornamenti Sociali. Assolutamente no. Semmai in piena fedeltà e continuità con il Concilio Vaticano II. Così aggiunge padre Sorge nell’articolo citato: «Ecco, dunque, dove sta la vera novità del pontificato di papa Francesco: non nella rottura con il precedente Magistero della Chiesa, ma nel suo ulteriore approfondimento, alla luce del realismo di Dio. È il Vangelo della misericordia a chiedere che si prenda atto della complessità dei condizionamenti che, nella società di oggi, limitano la capacità di decisione di molte coscienze». Di fronte alla grandezza di una profezia, di una Buona Notizia che si incarna, sembra lontanissima la logica piccola e gretta degli insignificanti costruttori di muri, dei “guardiani dell’inverno” che vorrebbero impedire il fiorire della primavera. E così appare ancora più meschino il discorso del terremoto come punizione divina per le unioni civili o i deliri di coloro che accusano Francesco di non essere neppure cattolico perché cerca di costruire ponti anche all’interno del variegato mondo cristiano, come nel caso del suo viaggio in Svezia per i cinquecento anni della Riforma luterana.

“La paura viene alimentata, manipolata…Perché la paura, oltre ad essere un buon affare per alcuni, ci indebolisce, ci destabilizza, distrugge le nostre difese psicologiche e spirituali, ci anestetizza di fronte alla sofferenza degli altri e alla fine ci rende crudeli(…) Quando vediamo che si preferisce la guerra alla pace, quando vediamo che si diffonde la xenofobia, quando vediamo che guadagnano terreno le proposte intolleranti; dietro questa crudeltà che sembra massificarsi c’è il freddo soffio della paura. Vi chiedo di pregare per tutti quelli che hanno paura(…) La misericordia è il miglior antidoto contro la paura. Molto più efficace dei muri, delle inferriate, degli allarmi e delle armi. Ed è gratis: è un dono di Dio”. (dal discorso di Papa Francesco ai partecipanti al 3° incontro mondiale dei movimenti popolari. Roma 6 Novembre 2016).

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