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Potremmo risolverla subito così, scherzando: “ ATTENZIONE, Sindaco! Trump ( forse anche Salvini) possiede la password del tuo account Facebook e ha pubblicato un post”. Magari con l’aiuto degli hacker russi, che fa molto complotto internazionale. Chiudendola così mi eviterei varie noie e tanti “chi te l’ha fatto fare?”.  So bene che, in un momento di forte emotività, passerò subito dalla parte del torto. Credo però sia, in questo caso, la parte giusta. E pazienza. Se lo faccio è perché credo che la questione non sia locale, ma si inserisca nell’umore più ampio che determina il successo delle destre in tutta Europa.

La tua dichiarazione impone una riflessione pubblica e seria. Dichiarazione che è questa: “ Tolleranza zero contro chi picchia i bambini. Rabbrividisco di fronte alle immagini registrate dall’asilo di Gallico. Ci costituiremo parte civile”. Giustissimo!

Ma prosegui: “ Chi alza le mani su queste creature innocenti merita di marcire in galera”.

Con la prima parte del tuo post ti collochi all’interno del Diritto. Con la seconda parte te ne chiami fuori. Qual è il vero Sindaco? Io credo il primo, che però dovrebbe rimproverare aspramente il secondo.

L’espressione “marcire in galera” è certamente molto gettonata nei like sui social. Purtroppo, di questi tempi, anche nelle urne elettorali. Ancora più like e voti porterebbero dichiarazioni del tipo: “ devono gettare via la chiave!”, “ perché in galera a nostre spese? direttamente ammazzate!”. E via così. L’elenco di delitti da punire in questo modo può essere infinito, soggettivo e arbitrariamente stabilito per casi, razze, culture, religioni…

Ponendosi molto lontano dalla nostra Costituzione, l’affermazione “marcire in galera” si colloca nella deriva populista in cui ogni violenza verbale è consentita. È una deriva che può portare lontano, fino a giustificare la giustizia sommaria o invocare il ritorno della pena di morte. Cose che ti sono estremamente lontane. E allora perché soffiare sul fuoco?

Una leggerezza. Che può essere consentita a un cittadino comune, tanto più ad una persona che abbia subito un delitto e (di più) aspira alla vendetta privata. Ma non può essere assolutamente consentita ad un’Istituzione. Dal momento in cui hai accettato di servire come Sindaco, ti sei posto nella posizione di chi deve governare le proprie reazioni istintive. Perché sei lo Stato. Il guardiano di ogni eccesso, il custode della Costituzione. Che così recita: “ Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Facciamo una scommessa: posta questo articolo 27 e vediamo un po’ cosa ne pensano, a pancia calda – dopo aver visto il video delle violenze sui bambini nell’asilo di Gallico, i tuoi followers. È a queste persone che un Sindaco deve parlare, per dire loro che “Certo, è difficile, in momenti così emotivamente drammatici, pensarla come ci dice la Costituzione. Ma essa è il nostro faro. Senza di lei non esiste comunità, senza di lei non esiste città”.

Mi si contesterà che parlo così perché non ho figli. A questi commenti demagogici e manichei preferisco l’evergreen popolare: “ Tu parri cusì, pirchi hai u culu chinu”. Mi riporta ad un’età giovane in cui potevo riderci su. Ed infatti è quello che faccio. La storiella del “ tu parli così perché non sai” conduce troppo lontano, porta di accesso ad ogni populismo. Non mi ci ficco.

Per ogni imputato vale il diritto ai tre gradi di giudizio. Anche quando c’è un video a incriminare. Altrimenti i processi li terrebbe tutti Barbara d’Urso. Che infatti è più o meno quello che accade in Italia. Poniamo però che le maestre incriminate fossero già state condannate in terzo grado. Varrebbe comunque la richiesta che marciscano in galera? Il verbo marcire è discriminante nello stabilire il confine tra l’umanità e il suo contrario.

Chi commette un crimine contro un minore, commette un crimine contro l’umanità. Va condannato, senza altro da aggiungere. Questo è quello che penso. Se posso dirlo, se mi è stato trasmesso, insegnato; se posso difendere l’infanzia e tutelarne i diritti e lottare e impegnarmi perché ogni minore possa crescere libero e restare umano e cittadino, lo devo alla Costituzione. Che non so se sia la più bella del mondo. Ma di certo è la più inascoltata. E questo è tutto.

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