fotografico_province-01-640x335

 

Il Furibondo-

Vivere in Calabria è bellissimo, con ironia. Meglio: vivere in Calabria è bellissimo, se hai l’ironia per non farti schiacciare da situazioni e contesti difficili e impegnativi. Vivere in particolare a Reggio Calabria richiede una dose superiore di ironia, strafottenza anche in eccesso, un ricco mondo interiore resistente a ogni iniquità e capace di ritagliarsi spazi di bellezza tra le persone, tra i libri, tra i paesaggi… Date queste caratteristiche, si può vivere benissimo.

Forse non lo sa Il Sole24Ore, che colloca la Calabria e Reggio in fondo alla classifica dei luoghi per qualità della vita. Si vede che il quotidiano di Confindustria non possiede ironia, strafottenza, ricco mondo interiore. I parametri della classifica tengono conto di parametri differenti, del tutto opinabili. I suddetti parametri, però, non rilevano le numerose alternative. Ad esempio, anche se vivi in Calabria -e in particolare a Reggio Calabria:

  • Se vuoi vedere un centro storico ben conservato o un patrimonio culturale ben valorizzato, puoi sempre andare a Pienza. “ Però noi siamo la Magna Grecia”.
  • Se vuoi bere acqua potabile dal rubinetto, puoi sempre andare a Napoli. “ Però noi siamo la Magna Grecia”.
  • Se vuoi servizi per l’infanzia, puoi sempre andare a Reggio Emilia. “ Però noi siamo la Magna Grecia”.
  • Se vuoi spiagge e mare senza rifiuti radioattivi, puoi sempre andare alle Cinque Terre. “ Però noi siamo la Magna Grecia”.
  • Se vuoi lavorare, puoi sempre andare a Verona. “ Però noi siamo la Magna Grecia”.

L’elenco è pressoché infinito e infinitamente variabile. Ciascuno può modificarlo sulla base della propria esperienza. Il ritornello “ Però noi siamo la Magna Grecia” presenta, invece, poche varianti ( città bella e gentile, più bel chilometro d’Italia…) e comunque dello stesso tenore: variano gli interpreti, così da coprire, da destra a sinistra, tutto l’arco costituzionale. Uguale è la retorica, permalosa e provinciale.

Si dirà: ma allora come si fa a viverci felici, perché vi si rimane? Per mille ragioni che sfuggono a qualunque PIL. Purtroppo le stesse ragioni sfuggono anche alle Amministrazioni Comunali e Regionali. Chi volesse approfondire le intime cause di un amore così forte e doloroso per la propria città, potrebbe cercare nell’amore incazzato di Dante per Firenze, nella nostalgia ambigua di Ulisse per Itaca, nell’attaccamento immaginifico di Pasolini per Roma… Cercare le ragioni in uno spazio di verità umana impermeabile ad ogni retorica, refrattario ad ogni cortigianeria. Cercare le ragioni in uno spazio che nessuna bruttura può violare.

Si dirà ancora: ma non siete mai contenti? Essere contenti è un accomodamento borghese, un esercizio del potere che protegge se stesso. Vorremmo la felicità, per tutti. Cioè anche per chi non può viaggiare, andare a studiare o a lavorare o a curarsi fuori, per chi non ha parenti o amicizie che possano garantirgli il privilegio di un proprio diritto, per chi non ha una rete relazionale che possa fare da Welfare, per chi non ha i mezzi per riconoscere la propria oppressione… Una volta si chiamava Giustizia ed era una questione politica. Oggi lo chiamano dissenso e lo fanno diventare una questione personale. E sia: allora, “il problema dell’altro è uguale al mio”: una faccenda personale.

Se però la classifica della qualità della vita tenesse in conto la resistenza all’abbrutimento, Reggio Calabria potrebbe trovarsi in cima alla classifica. Un piccolo esercito di persone comuni che animano la vita culturale, la vita civile e quella sociale. Al netto delle frustrazioni di ciascuno, delle delusioni per le continue lotte contro i mulini a vento, senza questi resistenti questa sarebbe terra persa. Fuori da ogni classifica. Se non ci fossero persone in grado di affermare, con il proprio lavoro, con la propria competenza, impermeabile a qualunque gelosia provinciale: “ Gli ultimi resteranno gli ultimi, se non alzeranno la testa”.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here