( foto di Marco Costantino)
La natura molteplice del concetto di polis, smarrite indipendenza e autonomia originarie sull’altare dell’idea di Stato, ha mantenuto il suo carattere composito articolato in determinazione geografica, istituzione politica, stratificazione e fusione, aggregazione e scissione di elementi storici, artistici, architettonici e urbanistici.
Ma soprattutto ha mantenuto il senso di comunità umana, da cui tutto il resto deriva ed è determinato.
E’ l’uomo, evidentemente, a rappresentare, modificare e caratterizzare l’identità della città, nel suo mutare e nel suo rimanere, nel suo evadere e nel suo ritornare, nelle sue varietà e omogeneità culturali, ed è pertanto in queste ultime e nei fenomeni sociali che ne sono manifestazione, che si può individuare il carattere tipico delle città stesse.
Quale esso è stato, è, verosimilmente sarà.
E’ bene dunque chiedersi, debitamente a distanza da istintiva rabbia o languido sentimentalismo, quale sia la nostra idea di città, quale sia oggi il carattere urbano dominante, quale possa essere un modello che faciliti, sostenga, renda vivibile la relazione tra uomini e tra uomini e luoghi.
Proprio l’invivibilità pare, infatti, caratterizzare le nostre città, tra accelerate schizofreniche e frenate improvvise e rabbiose, divieti asfissianti e obblighi urticanti non sempre stabiliti da norme scritte.
Quell’invivibilità infatti si nasconde spesso dietro volti, consuetudini, mani e affari saldamente intrecciati, capaci a tutti i livelli di condizionare indirizzi politici generali e singoli provvedimenti, e contemporaneamente di influenzare opinioni, costumi e abitudini anche tramite mezzi d’informazione che si rendono strumenti di una strategia virale di controllo che agisce al di sopra ( e al di sotto) delle nostre realtà: facendosi sistema.
E’ intorno a tali presupposti che si sviluppa la seconda mappa furibonda, provando a dare forma ad una rappresentazione di se stessi attraverso la realtà così come la pensiamo e come pensiamo di affrontarla, sviluppando l’analisi, cercando una sintesi, proponendosi suggestioni per ragionamenti incerti, percorsi tortuosi, comprensioni precarie, ma che aspirino tutte, semplicemente, ad un solido, chiaro, desiderio di vivibilità.