di Pietro Barabino –

Nel 1939 Hitler disse: “Possiamo fare come ci pare, chi si ricorda oggi del genocidio degli armeni?” Sono passati cento e uno anni, un milione e mezzo di persone sterminate dai turchi laici e nazionalisti che fondarono la moderna Turchia. Con l’impero ottomano musulmano i cristiani armeni avevano convissuto tranquillamente.

Antonia Arslan con la propria scrittura combatte strenuamente contro l’oblio del genocidio armeno. Il costante lavoro sulla propria memoria e su quella collettiva ne ha fatto  una delle più importanti scrittrici italiane ed europee,  riferimento principale  per una delle pagine più dolorose della storia, eppure dimenticata. Per questo motivo Antonia Arslan non smette di richiamare costantemente la comunità internazionale a fare memoria di questo olocausto e chiama la Turchia alle proprie responsabilità, definendo il negazionismo turco “fuori dalla storia”. Contro gli armeni venne operata una vera e propria strategia del terrore. I pochi testimoni scampati al disastro hanno dovuto guadagnarsi il diritto a raccontare la propria storia, ottenendo spesso in cambio silenzio, incredulità, isolamento. Quello che avvenne è, invece, MEDZ YEGHERN – Il grande Male e non può essere definito diversamente. Secondo Arslan il genocidio degli armeni costituì la prova generale (e coperta dal silenzio) della Shoah: la palestra in cui i nazisti formarono il proprio immaginario di sterminio. Anche per questo occorre ricordare.

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