di Marco Costantino –
Dicono da sé le immagini. Dicono che una città può avere l’aspetto costante di un cantiere sempre aperto e mai concluso. Dicono che se l’idea di giustizia e bellezza si costruisce in luoghi che parlano di socialità, dignità e decoro, allora qui è il tutt’altro. Dicono che la sensazione che conti di più l’interesse privato, che la legalità coincida con “il mio personale tornaconto”, maturi per contagio: un’urbanistica casuale e disordinata, case incompiute o compiute male.
Le immagini dicono che le mani sulla città si manifestano così, è questa la loro epifania. Mani che hanno costruito e costruiscono l’inaccessibilità alla bellezza pubblica, che segnano il potere dell’individualità, del bene privato, davanti all’interesse collettivo.
(Il Furibondo)