brexit

 

di Valentino Scordino –

 Da qualche giorno tutto l’universo criato è diventato profondo analista geopolitico, antropologico, socio-economico. Chi ha avuto la buona volontà e la disposizione d’animo giusta per seguire parte del dibattito, ha avuto modo di sentire qualcosa di intelligente e saggio, ma confuso nei più numerosi deliri e ostentazioni di ignoranza crassa e provinciale. Ci guarderemo bene dall’aggiungere alcunché al ricco e variegato florilegio di pensieri, sia perché c’è già tanta roba e sia perché, umilmente, dichiariamo la nostra inadeguatezza. Ci sia consentito però fare qualche riflessione “a margine”.

Smettiamola di credere che il referendum sia la più perfetta forma di democrazia. Il 51,9 ha dichiarato LEAVE e il 48,1 avrebbe preferito TO REMAIN. Metà della popolazione resterà scontenta e risentita. I nostri lungimiranti Padri Costituenti stabilirono, nell’articolo 75 della nostra amata Costituzione, che non si sarebbero potuti indire referendum per la ratifica dei trattati internazionali. Certo, quella scelta fu dettata anche dal timore che il nostro Paese potesse uscire dagli organismi politici occidentali, nel tempo della guerra fredda. Tuttavia, la grandezza dei nostri Costituenti, brilla come cosa preziosa proprio per la loro capacità di dar vita ad una carta fondamentale che dovesse/potesse orientare anche nel futuro.

Nella democrazia delegata, qualsiasi decisione viene presa dopo un, più o meno, ampio e approfondito dibattito nel quale si confrontano diverse posizioni e nella decisione finale la maggioranza, anche la più dispotica, solitamente tiene conto di qualcuna delle posizioni della minoranza. La decisione è un compromesso che sicuramente non lascia scontento il 50 % della popolazione. Le decisioni prese dopo le discussioni parlamentari, sembrerà paradossale, ma sono più democratiche. Ci auguriamo che la partecipazione al nostro prossimo referendum di ottobre sia, il più possibile consapevole, competente, informata e fondata su una reale conoscenza dell’argomento. Purtroppo, come in tante cose italiane, le premesse non sembrano preludere a questo tipo di conclusione.

Il 72 % dei giovani britannici ha votato per restare in Europa. E questa è la nota positiva. I giovani hanno orizzonti ampi davanti ai loro occhi. Per loro la logica dei confini, dei muri, delle barricate, delle rivalità, degli interessi nazionali ed egoistici, è un residuo di un mondo vecchio, ostile, pieno di rivalità, con prospettive limitate, piccole piccole. Ancora una volta il mondo adulto, superato, “closed minded”, ha voluto tarpare le ali al presente e al futuro delle giovani generazioni. Il “cittadino britannico tipo” che ha votato per uscire dall’Europa è quello nostalgico dell’impero, che si commuove quando vede la famiglia reale, affezionato alla sua sterlina, maniaco della perfezione del suo giardino e del suo prato all’inglese, con la lavanda e le tendine ricamate sulla finestra (ma senza il bidet in bagno). I giovani inglesi sono quelli dell’Erasmus, dei viaggi, degli scambi, della cittadinanza globale. Dobbiamo pazientemente sopportare ancora per poco tutte le varie exit, tutte le barriere, tutte le ostilità. Il nostro mondo decrepito sta per finire.

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