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– a cura di Antonello Praticò –

 

L’Italia è stata a lungo la più grande minaccia per la sopravvivenza dell’euro e dell’Unione europea. Il suo prodotto interno lordo pro capite è fermo agli anni ’90. Il mercato del lavoro è rigido .
Le banche sono piene di crediti non performanti.
Lo stato è  gravato dal secondo più alto debito nell’ euro zona, il 133 % del PIL. Se l’Italia vira verso il fallimento sarà impossibile salvarla.
Questo  perché molti hanno riposto speranza in Matteo Renzi, il giovane primo ministro. Egli pensa che il più grande problema di fondo in Italia sia la paralisi istituzionale, sicché ha indetto per il 4 Dicembre un referendum per cambiare la Costituzione che restituirebbe potere alle regioni e renderebbe il Senato subordinato alla Camera bassa del parlamento: la Camera dei Deputati.
Questo, insieme con la nuova  legge elettorale che mira a garantire il più grande partito di maggioranza, darà la forza di far passare le riforme di cui  l’Italia disperatamente ha bisogno, o così lui dice .
Se il referendum fallisce  Renzi si dimetterà.  Investitori e molti governi europei, temono che il NO farà diventare l’Italia il terzo domino nel rovescio dell’ordine internazionale, dopo la Brexit e le elezioni di D. Trump.

Ebbene questo giornale crede che NO sia come gli italiani dovrebbero votare.

La modifica della Costituzione di  Renzi non riesce a far fronte al problema principale, che è la riluttanza dell’Italia a qualunque riforma. Ed ogni beneficio secondario è sovrabilanciato da inconvenienti, soprattutto il rischio che cercare di fermare l’instabilità che hanno dato i 65 governi italiani sin dal 1945, crei un “uomo forte” eletto.
Questo nel Paese che ha prodotto Benito Mussolini e Silvio Berlusconi: un Paese che è in modo preoccupante vulnerabile al populismo.
Ammesso che il peculiare sistema di bicameralismo perfetto, nel quale entrambe le camere del Parlamento hanno gli stessi poteri, sia la vera ragione dello stallo.
Le riforme vorrebbero restringere il Senato e ridurlo ad un ruolo consultivo su gran parte delle leggi, come sono le camere alte di Germania Spagna e Gran Bretagna. Di per sé,  sembra ragionevole. Eppure, i dettagli del disegno di Renzi ledono i principi democratici.  Innanzitutto il Senato non verrebbe eletto. Invece la maggior parte dei suoi membri sarebbe prelevato dai legislatori regionali e dai presidenti delle assemblee regionali. Regioni e comuni sono gli strati più corrotti del governo, e i senatori godrebbero dell’immunità dai procedimenti giudiziari. Questo renderebbe il Senato un magnete per i più squallidi politici d’Italia.
Allo stesso tempo  Renzi ha fatto passare una legge elettorale per la Camera che dà un potere immenso a qualunque partito che vinca la maggioranza nella camera bassa. Utilizzando vari espedienti elettorali, si garantisce che il più grande partito comanderà il 54% dei seggi
Il prossimo primo ministro avrebbe un mandato quasi garantito per 5 anni.
Questo potrebbe avere senso, eccetto per il fatto che la fatica di far passare una legge non è il problema più grande in Italia. Misure importanti come la riforma elettorale, per esempio, possono essere votate oggi. Infatti il legislatore italiano promulga leggi tanto quanto quelli di ogni altro paese europeo. Se il potere esecutivo fosse la risposta, la Francia sarebbe florida: ha il più potente si tema presidenziale,  tuttavia, come l’Italia, è perennemente resistente alla riforma.
Il rischio dello schema di Renzi è che il più grande beneficiario sarà Beppe Grillo, ex comico e leader del movimento 5 stelle -una coalizione scombussolata che chiede un referendum sull’uscita dall’ euro.
Nei sondaggi è solo qualche punto dietro Renzi e recentemente ha vinto la corsa al controllo di Roma e Torino . Lo spettro di Grillo come primo ministro ( eletto da una minoranza e rafforzato dalle riforme di Renzi ) è quanto molti italiani e gran parte d’Europa trova preoccupante.
Uno degli svantaggi del NO sarebbe quello di rinforzare la convinzione che in Italia manchi sempre la capacità di superare i suoi molti problemi paralizzanti. Ma è Renzi che ha creato la crisi agganciando il futuro del suo governo al test sbagliato. Gli italiani non dovrebbero essere ricattati.
Sarebbe stato meglio per Renzi discutere di riforme più strutturali su tutto: dalla riforma dell’ordinamento giudiziario al miglioramento del poderoso sistema scolastico.  Renzi ha già sprecato quasi due anni armeggiando sui ritocchi costituzionali.
Quanto prima l’Italia torna ad una vera riforma, meglio è per l’Europa.
Deboli Basi:
Cosa sarebbe questo disastro che si andrebbe a rischiare se il referendum fallisse? Le dimissioni di Renzi non sarebbero la catastrofe che  molti in Europa temono. L’italia potrebbe metter su un governo di tecnici come ha fatto molte volte in passato. Se però, la perdita di un referendum realmente potesse innescare il collasso dell’euro, allora questo sarebbe il segno che la moneta unica era così fragile che la sua distruzione era solo questione di tempo.

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