Brigate, dovreste essere rosse di vergogna. E basta. Vi disprezzo, disprezzo la storia che rappresentate. Ascolto le vostre testimonianze con l’attenzione che ho prestato alle testimonianze dei reduci di Salò. Mi interessano le ragioni umane di chi ha prestato servizio dalla parte sbagliata della Storia. Per le ragioni umane provo pietà, non per quelle storiche che meritano solo l’onta dei vivi. Ascolto i vostri racconti, i pentimenti di alcuni di voi e non li valuto un soldo. Anche il più sincero pentimento di qualcuno di voi è vanificato dal complessivo quadro di menzogna nel quale lasciate l’Italia. Il carcere cambia le persone, è vero, per effetti e difetti di ogni forza repressiva: vi aggiunge la malizia del represso davanti al potere. Ma solo la verità è prova di una reale conversione. Verità che, uno per uno, manipolate e ricostruite ad uso e consumo del nuovo potere. Sappiamo tutto di voi, sappiamo che vi siete legati alla ‘ndrangheta, alla massoneria, ai servizi, a chiunque vi promettesse qualcosa in nome e ragione del vostro scopo. Lo sappiamo fuori dagli esiti dei processi e delle commissioni, lo sappiamo con l’evidenza dei fatti. Sappiamo che Moretti nel 1976 era a Reggio Calabria, che non era già allora terra di vacanze. Sappiamo che era la città dei De Stefano, la città in cui era avvenuta la saldatura tra ‘ndrangheta e massoneria e servizi deviati. Sappiamo che era anche la città di Freda, Delle Chiaie e dei neri del golpe Operetta. Sappiamo con la lucidità di Pertini che [ I terroristi] sono sempre gli stessi, sia scelto il nero oppure il rosso per dare tinteggiatura di comodo ai loro delitti. Le vostre ragioni, quelle vere, quelle di fondo al netto della storia degli eventi delle conseguenze, non sono dissimili da quelle dei terroristi neri. Potranno essere ammantate di erudizione e cultura in qualche centro sociale, a qualche presentazione in libreria, in qualche circolo di reduci di utopie. Ma dove l’utopia di un mondo più giusto governa, dove si chiede la pace, siete colpevoli, deprecati, bugiardi. Anche noi siamo vostre vittime, anche noi sopravvissuti. Lo saremo finché il vostro pentimento riparerà solo voi stessi, solo le vostre ragioni. Finché le vostre ricostruzioni saranno monche e si negheranno l’un l’altra, nel depistaggio tipico dei servi. Ci avete lasciato un’Italia peggiore, avete ucciso i lungimiranti e messo nel terrore chi avrebbe potuto costruire meglio. Solo i vostri burattinai non vi hanno temuto.

Il vostro delitto è stato in favore della P2 e delle forze più oscure dell’Italia di quel tempo e ancora di questo. Resta da capire se l’abbiate fatto da utili idioti o con colpevole consapevolezza. Questo, forse, non lo capiremo mai. Perché non avrete mai il coraggio della verità. L’unica cosa di cui avremmo bisogno, fuori dalle vostre testimonianze utili per lo share, ma inutili perfino per gli storici. È facile prendere un’arma e usarla contro chi è inerme. Lo fanno le mafie, con le vostre stesse regole di ingaggio. Difficile è prendere la verità e usarla anche contro se stessi. Si chiama libertà. La vostra sarà sempre condizionata.

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